Età moderna – Itaca Scuola https://www.itacascuola.it Collana scolastica Wed, 15 May 2024 16:21:05 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.5 Materiali integrativi https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/la-rivoluzione-francese/materiali-integrativi/ Sun, 31 Jan 2021 21:21:27 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=23854 Mappe concettuali Scarica il file pdf La rivoluzione francese (prima parte) (livello avanzato) La rivoluzione francese (seconda parte) (livello avanzato) […]

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Mappe concettuali

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La rivoluzione francese (prima parte) (livello avanzato)

La rivoluzione francese (seconda parte) (livello avanzato)

La rivoluzione francese (terza parte) (livello avanzato)

Mappa sintetica tratta dal fascicolo “Percorsi personalizzati per una didattica inclusiva”

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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/il-risorgimento-italiano/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:42:41 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18968 L’Italia dopo il Congresso di Vienna L’Italia era uscita divisa e frammentata dopo il Congresso di Vienna. La Lombardia e […]

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L’Italia dopo il Congresso di Vienna

L’Italia era uscita divisa e frammentata dopo il Congresso di Vienna. La Lombardia e il Veneto, erano sotto la dominazione austriaca e vi erano altri stati di piccole e medie dimensioni dove erano al potere dei sovrani assoluti (come il Regno di Sardegna in Piemonte governato dai Savoia e il Regno delle Due Sicilie nel sud governato dalla dinastia dei Borbone).

L’economia era piuttosto arretrata, basata ancora sull’agricoltura, e le vie di comunicazione scarse e inadeguate. Anche in Italia le società segrete, come ad esempio la Carboneria, si battevano contro l’assolutismo dei sovrani. Queste società avevano dato vita a dei tentativi di insurrezione negli anni dal
1820 al 1831, a Napoli, in Sicilia e in Piemonte, ma questi tentativi erano falliti.

Si cominciava però da parte di politici e intellettuali a porre un problema nuovo: unificare l’Italia e di conseguenza cacciare gli austriaci dai territori da loro controllati. La lotta per l’unificazione italiana, che cominciò a partire dal 1848, fu chiamata “Risorgimento” perché doveva essere il momento in cui il popolo si sarebbe risollevato dopo anni di sottomissione.

Nel 1848 inizia la lotta per l’indipendenza dell’Italia

Nel 1848 scoppiarono nuove sommosse in varie parti dell’Italia, a partire dal Regno delle Due Sicilie. Alcuni sovrani fecero delle concessioni ai rivoltosi, promulgando delle costituzioni per limitare i loro poteri assoluti. Tra queste lo Statuto Albertino concesso dal re di Sardegna Carlo Alberto. Anche il nuovo papa Pio IX, che era alla guida dello stato pontificio, sembrava favorevole a queste riforme.

Quando poi i cittadini milanesi insorsero contro gli austriaci che spadroneggiavano in città con le famose Cinque giornate di Milano, Carlo Alberto decise di sostenerli, entrando in guerra contro l’Austria, anche con l’appoggio di altri sovrani italiani. Purtroppo l’esercito di Carlo Alberto fu sconfitto nella  battaglia di Novara e gli Austriaci, in un primo momento costretti alla ritirata, ripresero il possesso di tutti i loro territori (Prima guerra d’indipendenza).

La Seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille

Alcuni anni dopo le condizioni nel Regno di Sardegna erano cambiate: c’era un nuovo re, Vittorio Emanuele II, figlio di Carlo Alberto, e un nuovo primo ministro, Camillo Benso conte di Cavour. Questi intendevano riprendere la guerra contro l’Austria, soprattutto con l’intenzione di allargare il predominio piemontese sulla penisola, ma per fare questo Cavour capì che bisognava avere l’aiuto di altri stati europei ostili all’Austria e cioè la Francia e la Gran Bretagna. Per ottenerlo, egli non esitò ad allearsi con loro nella Guerra di Crimea di cui abbiamo già parlato. Al termine di essa tutto era pronto per una nuova (Seconda) guerra d’indipendenza che prese avvio nel 1859. Stavolta però, a fianco del Piemonte vi erano l’esercito francese e il sostegno politico britannico. La guerra ebbe successo, anche se parzialmente. Gli austriaci infatti vennero cacciati dalle regioni del nord, che vennero unite al Regno di Sardegna. Rimanevano però esclusi dall’unificazione il Veneto, ancora austriaco, il Regno delle Due Sicilie e lo Stato pontificio.

Vittorio Emanuele II pensò di affidare la conquista del Regno delle Due Sicilie a un esercito di volontari (circa 1.000 uomini) guidati dal celebre comandante militare Giuseppe Garibaldi. L’impresa dei Mille ebbe successo, l’esercito dei Borboni venne sconfitto nella battaglia del Volturno e il 17 marzo del 1861, a Torino, venne proclamata la nascita del Regno d’Italia e Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, divenne re d’Italia. (Vedi cartine alle pagine 396 e 397 del libro)

Uno stato con molti problemi

La vita del nuovo Regno non fu però facile. Vi erano molti problemi da risolvere. Il Veneto fu unito al resto dell’Italia dopo il 1866 con una nuova guerra vittoriosa contro l’Austria (Terza guerra  d’Indipendenza) ma mancavano ancora all’unità alcuni territori tra cui, importantissimo, lo Stato pontificio. Questo stato era governato dal papa (per cui si parla di “potere temporale” del papa) e Pio IX non intendeva cederlo al Regno d’Italia perché temeva che questo mettesse in pericolo la sua libertà. Al contrario invece i vari governi italiani pensavano che Roma dovesse diventare la capitale del nuovo regno. Questo problema fu risolto con le armi quando il 20 settembre 1870 le truppe italiane entrarono a Roma e la conquistarono con la forza. Il papa, dichiaratosi prigioniero, interruppe ogni rapporto con il Regno d’Italia.

Un’altra questione grave era la povertà del sud del paese dovuta all’arretratezza economica che spingeva molti abitanti di queste regioni a emigrare, soprattutto in America, in cerca di lavoro. Al sud si sviluppò il cosiddetto “brigantaggio”, bande di persone armate che si dedicavano ad azioni di guerriglia, ma anche a furti e rapine, perché rifiutavano l’annessione al Regno d’Italia ed erano a favore del ritorno dei Borboni. Le autorità italiane intervennero duramente contro di esso mandando l’esercito che, con la forza e causando migliaia di vittime, eliminò in pochi anni queste bande. Rimase però negli abitanti del sud una certa sfiducia e ostilità nei confronti dello stato e dei governi italiani.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/le-potenze-europee-nella-seconda-meta-del-xix-secolo/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:41:08 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18965 In Francia nasce e muore il Secondo Impero Come abbiamo già accennato, in Francia Napoleone III era riuscito a farsi […]

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In Francia nasce e muore il Secondo Impero

Come abbiamo già accennato, in Francia Napoleone III era riuscito a farsi eleggere imperatore e con lui era nato il Secondo Impero. Egli fu un imperatore piuttosto autoritario ma mostrò sempre grande attenzione al popolo. Riuscì a sviluppare l’industria nel paese, rese Parigi una città moderna e realizzò il Canale di Suez con il quale sviluppò i commerci sul Mediterraneo e verso l’Oriente. In politica estera aiutò, come vedremo, il Regno di Sardegna a unificare l’Italia con lo scopo di danneggiare l’Austria e arrivò a una guerra contro la Prussia (1870) che si concluse con la vittoria prussiana e le sue  successive dimissioni. In questo modo la Francia tornò ad essere una repubblica.

L’età vittoriana in Gran Bretagna

In Gran Bretagna vi fu il lunghissimo regno della regina Vittoria. In questo periodo il paese divenne una grande potenza economica e commerciale e la maggiore potenza coloniale. Nelle industrie però le condizioni degli operai rimanevano gravi e per migliorarle furono attuate importanti riforme.

Rimaneva però aperta la questione irlandese. L’Irlanda faceva parte del Regno Unito (questo era il nome dello stato britannico) ma gli irlandesi vivevano in condizioni di miseria e di inferiorità rispetto agli inglesi. Tra l’altro una gravissima carestia, nel 1848, aveva portato alla morte o all’emigrazione verso  l’America alcuni milioni di persone.

Le difficoltà dell’Impero Austriaco

L’Impero Austriaco governato dagli Asburgo col nuovo imperatore Francesco Giuseppe cominciava ad avere delle difficoltà a mantenere unite le varie popolazioni che ne facevano parte. Vi erano infatti al suo interno oltre ad austriaci e tedeschi anche molti altri popoli che chiedevano maggiore autonomia (italiani,
croati, boemi, rumeni e altri ancora). I più turbolenti erano gli ungheresi. Di fronte alle loro proteste l’imperatore dovette cedere, concedendo all’Ungheria di diventare un regno distinto e autonomo con un proprio parlamento unito a quello austriaco. L’impero da questo momento in poi si chiamò Impero  Austro-Ungarico.

I problemi però non erano risolti perché anche gli altri popoli cominciarono ad avanzare richieste simili. Ciò nonostante Vienna continuò ad essere una delle più belle ed eleganti capitali europee.

La Russia fino alla Guerra di Crimea

Dopo la sconfitta di Napoleone, la Russia era diventata una grande potenza. Tuttavia era ancora un paese molto arretrato, sia dal punto di vista economico sia da quello sociale, anche se nel 1861 lo zar (questo era il nome che in russo veniva dato all’imperatore) Alessandro II aveva abolito la servitù della gleba.

Sempre Alessandro II decise di occupare alcuni territori appartenenti all’Impero Turco, per poter arrivare ad avere uno sbocco sul Mediterraneo. Gran Bretagna e Francia però si opposero e corsero in
aiuto dei turchi: scoppiò la Guerra di Crimea (1854-56), dalla quale la Russia uscì sconfitta e  fortemente indebolita.

Bismarck unifica la Germania

La Prussia era il più ricco e potente stato all’interno della Confederazione Tedesca. Nel 1862 ne divenne cancelliere (cioè primo ministro) un politico duro e autoritario, Ottone di Bismarck. Questi si propose di unificare la Germania sotto la guida prussiana. Così dal 1864 fino al 1870, attuò una serie di guerre con la Danimarca, l’Austria e la Francia, al termine delle quali tutti gli altri stati tedeschi vennero uniti alla Prussia e costituirono il Secondo Impero tedesco (Secondo Reich), un nuovo e potente stato che  avrebbe nel futuro lasciato un segno profondo nella storia europea. (Vedi cartina a pagina 365 del libro)
Insieme con questo processo di unificazione maturarono nel popolo tedesco (ma anche negli altri popoli europei che entrarono in conflitto con la Prussia) sentimenti nazionalistici che contribuiranno a far esplodere, qualche decennio dopo, la Prima guerra mondiale.


VOCABOLARIO
Nazionalismo: esaltazione eccessiva della propria patria fino ad arrivare a concepirla superiore alle altre nazioni.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/il-congresso-di-vienna-e-gli-anni-della-restaurazione/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:38:53 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18956 Si ricostituisce la vecchia Europa Dopo la sconfitta di Napoleone, a Vienna si riunirono  in un congresso i rappresentanti degli […]

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Si ricostituisce la vecchia Europa

Dopo la sconfitta di Napoleone, a Vienna si riunirono  in un congresso i rappresentanti degli stati vincitori,
Austria, Gran Bretagna, Russia e Prussia, con lo scopo di definire il nuovo assetto dell’Europa. Anche la
Francia, ora governata di nuovo dai Borbone, fu invitata a partecipare. Essi vollero restaurare l’Europa, cioè ricostituirla com’era prima che arrivasse Napoleone.

In primo luogo stabilirono che sui troni dei vari stati dovessero tornare i sovrani delle dinastie che regnavano prima e che erano state cacciate da Napoleone (principio di legittimità). In secondo luogo ristabilirono i confini tra i vari stati in modo che nessuno diventasse troppo grande e potente da  minacciare gli altri (principio di equilibrio). Per vigilare sul nuovo ordine europeo Austria, Russia e Prussia stipularono la Santa Alleanza: d’ora in avanti ovunque fosse scoppiata qualche ribellione nei loro confronti essi sarebbero intervenuti con i loro eserciti a reprimerla. (Vedi cartina a pagina 331 del libro)

Rivolte e insurrezioni

Nei vari stati tornarono quindi le monarchie assolute e il desiderio di libertà di molti popoli venne  cancellato. Tuttavia questo progetto non poté durare a lungo: in molte parti d’Europa scoppiarono  rivolte e proteste guidate da società segrete, cioè piccoli gruppi che agivano in segreto per evitare di essere catturati dalle varie polizie.

A partire dal 1820 fino al 1848 ci furono ribellioni in vari paesi europei e in grandi capitali come Berlino, Parigi, Vienna, Budapest. Anche artisti, scrittori e musicisti, che diedero vita alla corrente del
Romanticismo, con le loro opere contribuirono a creare nei popoli il desiderio della libertà. In alcuni casi queste rivolte ebbero successo (la Grecia ad esempio conquistò l’indipendenza dalla Turchia, il Belgio
dai Paesi Bassi). In altri casi fallirono. Anche le colonie spagnole nell’America del sud si ribellarono e conquistarono l’indipendenza.

Particolare è il caso della Francia: qui la popolazione insorse nel 1830 cacciando il re, Carlo X, e sostituendolo con un sovrano più amato, Luigi Filippo d’Orleans. Nel 1848 una seconda rivolta popolare costrinse però anche Luigi Filippo alle dimissioni e successivamente prese il potere il nipote di Napoleone Bonaparte, Luigi Napoleone. Questi grazie all’appoggio popolare, prima diventò presidente della Repubblica, poi, nel 1852, imperatore col nome di Napoleone III.

La primavera dei popoli

Tra tutti, l’anno più importante fu il 1848. In quest’anno si ebbero rivolte decisive, condotte non più solo da piccoli gruppi e società segrete, ma da interi popoli (per questo si parlò di “primavera dei popoli”). Oltre alla Francia, di cui abbiamo già parlato, si ebbero rivolte per l’indipendenza nel territorio dell’Impero Austriaco, a Praga e a Budapest. A Vienna la popolazione insorse per chiedere maggiore
libertà. Anche in Italia scoppiarono sommosse e prese avvio la Prima guerra d’indipendenza, di cui parleremo nel capitolo 16.

Tutti questi tentativi fallirono e alla fine la dinastia degli Asburgo consolidò il suo potere assoluto. Tuttavia questi fatti furono molto importanti perché per la prima volta i popoli, e
non più piccoli gruppi di persone, si batterono per la loro libertà e si mise in moto un processo che nei decenni successivi avrebbe cambiato il volto dell’Europa

La situazione tedesca

Il Congresso di Vienna aveva anche deciso di costituire la Confederazione Tedesca. Si trattava di un’unione tra 39 stati tedeschi sotto la presidenza dell’imperatore d’Austria ma formalmente autonomi e indipendenti fra loro. In realtà fra questi stati si affermò sempre di più la Prussia, uno stato del nord, ricco e potente che aspirava a prendere il posto dell’Austria nel controllo di questo territorio.

Nella Confederazione fu deciso di permettere la libera circolazione delle merci in tutti gli stati senza far pagare tasse (dazi) alle frontiere. Ciò permise in pochi anni di sviluppare l’economia di tutta questa regione.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/napoleone/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:21:19 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18953 L’ascesa al potere Dopo la morte di Robespierre si affermò sempre di più in Francia un giovane ufficiale dell’esercito, Napoleone […]

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L’ascesa al potere

Dopo la morte di Robespierre si affermò sempre di più in Francia un giovane ufficiale dell’esercito, Napoleone Bonaparte. Egli fece carriera grazie a importanti appoggi politici e ottenne il comando dell’armata francese nella guerra che si stava combattendo in Italia contro l’Austria.

Qui ottenne grandi successi, strappò molti territori agli austriaci e vi costituì delle repubbliche da lui controllate chiamate “repubbliche sorelle”. Dopo qualche tempo però gli italiani, che all’inizio avevano accolto con entusiasmo l’esercito di Napoleone, si ribellarono costringendo i francesi ad andarsene (insorgenze).

Dopo aver fallito nel tentativo di attaccare la potenza inglese in Egitto, Napoleone tornò in patria e con un
colpo di stato, nel 1799, prese il potere con il titolo di Primo console. Subito si dedicò a importanti riforme, migliorò l’amministrazione dello stato, stipulò un accordo (Concordato) con la Chiesa Cattolica, con la quale cercava di avere buoni rapporti, ed emanò un nuovo Codice Civile col quale regolava la vita dei francesi applicando i punti principali della rivoluzione.

Nel 1804, nella cattedrale di Parigi, alla presenza del papa, si autoincoronò imperatore. Con questo
gesto fece capire, non solo che era ormai un imperatore potente, ma che il suo potere se lo era dato da sé senza l’aiuto di nessuno, neanche di Dio.

Il tentativo di conquistare l’Europa

Reso forte e sicuro dal suo potere, Napoleone riprese la guerra contro le altre nazioni europee. Sconfisse i russi e gli austriaci nella battaglia di Austerlitz (1805), sconfisse i prussiani, riprese le spedizioni in  Italia, conquistando il Regno di Napoli, obbligò l’imperatore d’Austria a rinunciare al titolo di Sacro  Romano Imperatore e ne sposò la figlia Maria Luisa, invase la Spagna anche se incontrò una grande  resistenza da parte degli spagnoli. Ovunque l’esercito francese raccoglieva successi. (Vedi cartina a pagina 311 del libro)

L’unica sconfitta militare fu sul mare, a Trafalgar, ad opera della flotta inglese guidata  dall’ammiraglio Nelson. Questa sconfitta gli impedì di conquistare la Gran Bretagna. Un altro fatto negativo fu quando decise di far arrestare il papa Pio VII che si opponeva all’occupazione di Roma da parte dei francesi e alla assegnazione del titolo di re di Roma a un suo figlio.

La campagna di Russia e l’inizio del declino

A questo punto, volendo estendere sempre più il suo dominio sull’Europa, decise di attaccare la Russia e organizzò per questo, nel 1812, una campagna militare. Fu un grande errore perché il suo esercito era impreparato ad affrontare il rigido clima invernale di quel paese al quale invece l’esercito russo era preparato. Nel ghiaccio i francesi furono sconfitti (dei 600.000 uomini che erano partiti solo 20.000 riuscirono a mettersi in salvo) e Napoleone riuscì a stento a tornare in patria.

Qui radunò un nuovo esercito per riprendere la guerra ma fu sconfitto di nuovo a Lipsia dalle truppe
austriache e prussiane. Venne quindi catturato e condotto prigioniero all’Isola d’Elba da dove però, dopo poco tempo, riuscì a fuggire e a tornare in Francia.

La tragica fine

Qui fu accolto dalla folla festante e riprese il potere che durò 100 giorni. Ricostituì l’esercito per affrontare i nemici nello scontro finale ma fu di nuovo sconfitto dagli anglo-prussiani nella battaglia di Waterloo, in Belgio, il 18 giugno 1815. Fu di nuovo catturato ma stavolta venne mandato in prigionia
lontano dall’Europa, nell’isola africana di Sant’Elena, sotto la sorveglianza inglese. Qui morì, solo e abbandonato da tutti, il 5 maggio 1821. Il suo grande sogno di conquistare l’Europa e dominare il mondo era fallito: era costato centinaia di migliaia, forse milioni, di morti. A Parigi tornava sul trono la dinastia dei Borbone, con Luigi XVIII, fratello del re ghigliottinato durante la rivoluzione. La Francia tornava ad essere una monarchia.


VOCABOLARIO
Colpo di stato: conquista del potere con la forza e non con un metodo democratico cioè attraverso libere elezioni.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/la-rivoluzione-francese/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:19:16 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18950 La Francia prima del 1789 La società francese del Settecento era divisa in tre ordini: nobiltà, clero, borghesia. I primi […]

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La Francia prima del 1789

La società francese del Settecento era divisa in tre ordini: nobiltà, clero, borghesia. I primi due godevano di molti privilegi, tra cui quello di non pagare le tasse; la borghesia, che comprendeva commercianti, artigiani e professionisti, invece pagava le tasse con le quali il re, Luigi XVI, manteneva le sue ingenti spese di corte. Il re poi deteneva un potere assoluto e non era stata attuata nessuna riforma come quelle realizzate allora in altri paesi europei e di cui abbiamo già parlato.

Quando i debiti accumulati dalla corte e dal re raggiunsero un livello altissimo ci fu la necessità di far pagare le tasse a tutti, anche a quelli che fino ad allora non le avevano pagate. I nobili e il clero però si
opposero e Luigi XVI convocò l’assemblea degli Stati generali, che riuniva i membri dei tre ordini, per trovare un accordo.

Questo accordo però non fu raggiunto. Il re allora dichiarò sciolta l’assemblea ma i membri della borghesia (il Terzo stato) rifiutarono di andarsene. Si diedero il nome di “Assemblea Costituente” e si
impegnarono a scrivere una nuova costituzione che cambiasse l’ordinamento dello stato francese.

La presa della Bastiglia e l’inizio della rivoluzione

Il re non accettò questa decisione e minacciò di far intervenire l’esercito. La popolazione di Parigi allora insorse e occupò la fortezza della Bastiglia (14 luglio 1789), che era una prigione ma anche un deposito d’armi. Questo atto rappresenta l’inizio della rivoluzione. Il re rinunciò all’azione di forza del suo esercito e accettò le decisioni dell’Assemblea Costituente.

Nei mesi immediatamente successivi questa emise la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, un documento solenne in cui si stabiliva la piena uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, abolì i privilegi della nobiltà e del clero, confiscò i beni della Chiesa e istituì la monarchia costituzionale.

L’uccisione del re e il terrore dei Giacobini

Sempre più preoccupato, il re tentò di fuggire verso il Belgio ma venne scoperto e catturato. Portato a Parigi, fu processato e condannato a morte per decapitazione mediante la ghigliottina il 21 gennaio 1793.
A questo punto fu proclamata la repubblica e il potere venne preso da alcuni gruppi estremisti molto violenti tra i quali spiccavano i Giacobini, guidati da un feroce personaggio, Maximilien Robespierre. Costui attuò una politica di terrore. Chi era sospettato di essere contrario alla rivoluzione (nobili, sacerdoti, borghesi, anche membri di gruppi rivoluzionari che però non erano d’accordo con lui) venne messo a morte per ghigliottina. Robespierre intendeva anche eliminare il Cristianesimo dalla Francia per
sostituirlo con una nuova religione della dea ragione, seguendo le idee sostenute dagli illuministi. Fece quindi chiudere e distruggere monasteri, chiese e santuari.

Anche contadini e popolani che in alcune regioni della Francia, come la Vandea, si erano ribellati ai Giacobini, vennero sterminati. Si calcola che le vittime del terrore giacobino furono qualche centinaio di migliaia. Va ricordato anche che Robespierre decise di cambiare il calendario e il conteggio degli anni.
L’anno zero non sarebbe più stato quello della nascita di Cristo ma quello della proclamazione della repubblica in Francia. I nomi dei mesi vennero cambiati e vennero abolite le domeniche.

Intanto alcuni stati stranieri avevano dichiarato guerra alla Francia che si trovò quindi a combattere duramente anche su questo fronte.

Viene ucciso Robespierre: la fine della rivoluzione

Sempre più esasperati dal terrore dei Giacobini e di Robespierre i suoi avversari si organizzarono e il 9 termidoro (27 luglio) del 1794 gli tesero un agguato e lo arrestarono per metterlo a morte il giorno dopo con la stessa ghigliottina con la quale lui aveva terrorizzato la Francia.
La rivoluzione si avviava così alla sua conclusione. Mentre gli esponenti della ricca borghesia stavano cercando di prendere il potere cominciò a far sentire la sua voce un giovane ufficiale dell’esercito che guidava dei reparti militari a Parigi e che ben presto diventerà un personaggio importante: Napoleone Bonaparte.


LE GRANDI DOMANDE DELLA STORIA
Perché le rivoluzioni moderne sono sempre state violente?
La rivoluzione francese e le altre che si sarebbero verificate, in particolare nel XX secolo, furono caratterizzate tutte da enormi violenze. Per cambiare la società secondo un modello che avevano in mente, i rivoluzionari hanno sterminato o incarcerato milioni di persone. Perché questo? Ciò è avvenuto proprio perché i rivoluzionari non miravano solo a cambiare qualche legge, a migliorarla, ma avevano
la pretesa di cambiare completamente la società, lo stato, la vita delle persone e il loro modo di pensare, per farli diventare simili al modello che avevano in mente e che pensavano di dover realizzare a ogni costo (questo modello è stato chiamato “ideologia”). E per questo non si sono fermati davanti a nulla, neanche davanti a milioni di morti.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/la-rivoluzione-industriale/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:16:38 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18946 Grandi cambiamenti nell’economia Mentre la popolazione europea aumentava grazie ai progressi della medicina che permettevano di sconfiggere malattie diffuse da […]

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Grandi cambiamenti nell’economia

Mentre la popolazione europea aumentava grazie ai progressi della medicina che permettevano di
sconfiggere malattie diffuse da secoli (ad esempio il vaiolo), a partire dal XVIII secolo in Inghilterra
avvennero molti importanti cambiamenti nel campo dell’economia e si parlò per questo di “rivoluzione
industriale”.

Questi cambiamenti furono dovuti a grandi innovazioni tecnologiche. Nel campo della lavorazione dei tessuti ad esempio si costruirono telai sempre più perfezionati, ma l’invenzione ecisiva fu quella della macchina a vapore creata da James Watt. Questa macchina, che sfruttava l’energia prodotta dall’ebollizione dell’acqua, poteva muovere i telai che prima erano fatti funzionare a mano dalla forza degli uomini e delle donne. Si potevano addirittura collegare più telai a un’unica macchina a vapore e muoverli tutti assieme uno dopo l’altro, senza che gli uomini facessero alcuna fatica.

Successivamente la macchina a vapore fu usata anche per muovere i carri: nacquero così le locomotive a vapore, e quindi le ferrovie che facilitarono di molto il trasporto delle merci e delle persone. Ormai
molti beni si producevano o si trasportavano più con l’azione delle macchine che con quella dell’uomo. Aumentava la loro quantità e diminuiva il loro costo. Con queste innovazioni l’industria prese il sopravvento sull’agricoltura come attività economica principale.

L’importanza del carbone e la crescita dell’industria tessile

Naturalmente per portare all’ebollizione l’acqua occorreva che il fuoco fosse continuamente acceso e alimentato e per far questo più del legno era preferibile il carbone che costava di meno e di cui era
ricco il sottosuolo inglese.

Nel campo dei tessuti poi dalle colonie americane arrivavano in Inghilterra grandi quantità di cotone che veniva lavorato con i nuovi telai. Si produssero così sempre maggiori quantità di tessuti in cotone
che presero il posto della seta e della lana. L’Inghilterra fu quindi avvantaggiata dall’avere a disposizione grandi quantità di carbone e di cotone. Questo spiega perché la rivoluzione industriale è nata inizialmente proprio in questo paese.

Nascono le fabbriche

Con queste invenzioni cambiarono anche i luoghi dove si lavorava. Prima, quando i telai erano mossi a mano dalle persone, si trovavano nelle case. Quando i mariti erano nei campi le donne in casa lavoravano al telaio. Ora c’era la possibilità di collegare e far funzionare più telai insieme, mossi dalla forza del vapore. Occorreva quindi che questi telai si trovassero dentro edifici di grandi dimensioni dove era facile collocare anche dei locali con le caldaie, e questi edifici si dovevano trovare in posti non lontani dalle miniere di carbone e vicini alle grandi vie di comunicazione.

Si costruirono così le fabbriche sempre più grandi dove arrivavano a lavorare molti operai che  dovevano seguire il lavoro dei telai, occuparsi delle caldaie, trasportare le merci. Anche nelle miniere  occorreva che lavorassero molti minatori.

Questi operai spesso erano stati prima contadini e avevano lasciato il lavoro nei campi perché venivano pagati poco e perché speravano di trovare maggior fortuna nelle fabbriche.

La vita degli operai è molto difficile

Nelle fabbriche e nelle miniere le condizioni di lavoro erano però durissime. Gli operai lavoravano in ambienti poco salubri per tantissime ore al giorno, senza la possibilità di riposarsi. Ricevevano paghe molto basse e non venivano pagati se si ammalavano o quando smettevano di lavorare. Spesso anche le donne e i bambini molto piccoli erano costretti a lavorare per molte ore in queste condizioni per  arrotondare il magro stipendio familiare.

Anche le loro abitazioni erano pessime: catapecchie prive di misure igieniche e di ogni comodità, che si trovavano vicino alle fabbriche e alle miniere, in quartieri operai sovrappopolati, dove dominavano la sporcizia, la miseria e la delinquenza, e dove l’aria era malsana a causa degli scarichi delle ciminiere industriali.

In questi primi periodi gli operai non avevano nessuna possibilità di migliorare la loro condizione. Molti erano disoccupati e chi protestava perdeva facilmente il posto di lavoro.


VOCABOLARIO
Settore primario, secondario e terziario: le varie attività produttive si dividono comunemente in tre settori: il settore primario indica le attività dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca; il secondario indica le attività industriali con cui generalmente si opera la trasformazione dei prodotti della terra e di quelli estratti dal sottosuolo; il terziario indica i servizi (attività commerciali, banche, ospedali,
scuole, servizi pubblici, attività turistiche ecc.).


LE GRANDI DOMANDE DELLA STORIA
Quali sono i diritti di chi lavora?
Nelle epoche antiche chi lavorava, quando non era schiavo, non godeva di nessun diritto ed era spesso sfruttato. Nel corso di questi ultimi due secoli si sono invece a poco a poco definiti e affermati i diritti dei lavoratori. Innanzitutto chi lavora deve essere trattato con dignità, ricevere un giusto salario, lavorare un numero dignitoso e accettabile di ore, riposare nei giorni festivi, lavorare in un ambiente salubre e non essere sottoposto a fatiche e a ritmi di lavoro insopportabili. Deve inoltre poter ricevere un’assistenza economica in caso di malattia e una pensione dignitosa quando le forze non gli permetteranno più di lavorare. Deve anche poter costituire liberamente delle associazioni per difendere i propri diritti (si chiamano sindacati). Importante poi è il divieto di far lavorare bambini e ragazzi in giovane età. Purtroppo oggi in molti paesi questi diritti non sono riconosciuti. Particolarmente grave è il fatto
che vi sono ancora bambini sottoposti a lavori duri e pericolosi.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/la-guerra-dindipendenza-americana/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:13:07 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18940 Nascono le colonie inglesi in America Nel 1620 arrivarono in America settentrionale i primi coloni provenienti dall’Inghilterra. Si trattava dei […]

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Nascono le colonie inglesi in America

Nel 1620 arrivarono in America settentrionale i primi coloni provenienti dall’Inghilterra. Si trattava dei Padri Pellegrini, dei Puritani che, perseguitati in patria per motivi religiosi, cercavano nel nuovo continente libertà e benessere. Ben presto molti altri seguirono il loro esempio, arrivavano in America, vi si stabilivano, fondavano città e colonie. Circa 150 anni dopo, si conteranno in tutto 13 colonie, situate sulla costa orientale. (Vedi cartina a pagina 241 del libro)

Gli abitanti di questi territori si dedicavano a varie attività: raccolta di legname, commercio di pellicce, allevamento, piccolo artigianato ma soprattutto coltivazioni in grandi piantagioni di cotone, tabacco, zucchero. Essi mantenevano buoni rapporti con la madrepatria Inghilterra che concedeva loro ampie libertà. Erano però costretti a commerciare unicamente con essa (monopolio) e non potevano  impiantare industrie.

Lo scontro con la madrepatria

Tra il 1756 e il 1763 l’Inghilterra combatté una dura guerra con la Francia per il dominio del nord America (venne chiamata “Guerra dei Sette Anni”). Vinsero gli inglesi che però, per far fronte alle spese sostenute, decisero di imporre nuove tasse ai coloni americani.

Questi si rifiutarono di pagarle se non fosse stato consentito loro di avere dei propri rappresentanti nel parlamento di Londra, come stabilivano le consuetudini inglesi. Il re Giorgio III respinse questa richiesta e ciò fece scatenare la rivolta.

Il 16 dicembre 1773 un gruppo di coloni travestiti da pellerossa, per protesta, gettò in mare, nel porto di Boston, un carico di tè inglese. Il 4 luglio 1776 poi, a Filadelfia, la loro città più importante, i   rappresentanti delle 13 colonie dichiararono l’indipendenza dalla madre patria. Era l’inizio della guerra aperta, la Guerra per l’indipendenza americana.

Vincono i coloni: nascono gli Stati Uniti d’America

Dopo sette anni di duri scontri, i coloni americani, guidati da George Washington e aiutati anche da truppe francesi e spagnole, ottennero la vittoria. Nacquero così gli Stati Uniti d’America. Dopo lunghe discussioni i capi delle 13 colonie riuscirono a redigere una Costituzione che stabiliva come avrebbe dovuto essere organizzato il nuovo stato.

Gli Stati Uniti divennero così una repubblica federale nella quale ogni colonia diventava uno stato che aveva una certa autonomia, poteva fare proprie leggi in molti campi e aveva un proprio governatore. Esisteva poi un presidente che guidava un governo federale che aveva sede in una nuova città chiamata Washington, in onore del condottiero che aveva portato alla vittoria gli americani. Questo governo federale, affiancato da un parlamento, chiamato Congresso, si occupava di materie comuni ai vari stati
quali le tasse e la politica estera. Il presidente degli Stati Uniti poi era eletto direttamente dal popolo (per questa ragione e per i poteri che il presidente aveva, la repubblica degli Stati Uniti è chiamata anche “repubblica presidenziale”).

Una grande crescita

Nel corso dei secoli questo tipo di organizzazione non è cambiata e la Costituzione degli Stati Uniti, la più antica del mondo, è in vigore ancora oggi. Col tempo arrivarono in questo territorio molti altri coloni, provenienti non solo dall’Inghilterra ma anche da altre parti d’Europa. La popolazione aumentò e furono fondati nuovi stati che si affiancarono ai 13 originari. I nuovi coloni arrivati andavano a stabilirsi sempre più ad ovest, occupando terre prima abitate dalle popolazioni indigene, i pellerossa. Questo finì per creare attriti e scontri che sarebbero diventati sempre più violenti soprattutto nella seconda metà del XIX secolo.


VOCABOLARIO
Puritani: gruppo di fedeli anglicani che contestavano la loro Chiesa perché troppo legata al re e che, per questo, volevano renderla più “pura”.
Monopolio: quando uno stato o un’azienda controlla per intero la produzione o il commercio di uno
o più prodotti.
Costituzione: la legge fondamentale di uno stato, che ne stabilisce la forma, le istituzioni di governo, i  diritti e i doveri dei cittadini.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/il-secolo-dei-lumi/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:05:14 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18934 I grandi progressi della scienza Tra il Seicento e il Settecento la scienza conobbe grandissimi progressi. Gli studi di Galileo […]

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I grandi progressi della scienza

Tra il Seicento e il Settecento la scienza conobbe grandissimi progressi. Gli studi di Galileo Galilei e di
Giovanni Keplero avevano perfezionato la conoscenza del cosmo e affermata definitivamente la teoria copernicana. L’inglese Isaac Newton aveva scoperto la legge di gravitazione universale. Importanti scoperte si erano avute nel campo della fisica, della biologia, della medicina, della chimica, della  matematica. Ovunque nasceva un grande interesse per la scienza, si pubblicavano libri e giornali scientifici, nascevano associazioni scientifiche.

La ragione alla base di tutto

Molti pensavano che, grazie alla scienza, si sarebbero potuti risolvere i problemi dell’umanità e che il metodo da essa usato poteva essere applicato in tutte le attività umane e queste ne avrebbero ricavato utili risultati. Non si dovevano più accettare come vere tutte le conoscenze fino ad allora tramandate dagli antichi, se non dopo essere state analizzate attraverso osservazioni attente, esperimenti e ragionamenti condotti secondo il metodo scientifico. Tutto ciò che non si poteva sperimentare, cioè osservare con i propri occhi, e che la ragione non sapeva spiegare, per loro non esisteva e l’uomo non poteva accettarlo.

La ragione era quindi come una luce che avrebbe illuminato il cammino dell’umanità, liberandola dagli
errori del passato. Perciò essi chiamarono le loro teorie “Illuminismo”.

L’Illuminismo in campo religioso

Nel campo della religione, in particolare quella cristiana, i fatti della vita di Gesù inspiegabili dalla ragione umana, ad esempio i miracoli e la resurrezione, erano per loro invenzioni e non andavano accettati. Della religione si poteva accettare solo ciò che la ragione ammette (deismo).

Il più celebre di questi intellettuali illuministi, il francese Voltaire, affermava che con la ragione si poteva realizzare un’unica religione di tutta l’umanità, ponendo fine alle diverse religioni storiche  (Cristianesimo, Ebraismo, Islam) e di conseguenza alle guerre di religione; tutti gli uomini si sarebbero così accettati reciprocamente (tolleranza). Per questo motivo gli illuministi combatterono contro la Chiesa cattolica anche mediante un’associazione segreta, la Massoneria. 

Nel campo della politica, dell’economia e del diritto

Nel campo della politica un filosofo francese, Montesquieu, sostenne che la forma di governo migliore era quella nella quale i tre poteri fondamentali, legislativo, esecutivo e giudiziario, fossero separati, nelle mani cioè di persone e organismi differenti.

In campo economico uno studioso scozzese, Adam Smith, sosteneva che gli stati e i governi non dovevano stabilire regole per gli scambi commerciali (teoria del libero scambio). Solo in questo modo l’economia di un paese poteva crescere.

Uno studioso di diritto italiano, Cesare Beccaria, propose di abolire la tortura, che allora era ancora usata nei processi per stabilire la colpevolezza di un accusato, e di ridurre la pena di morte.

L’Illuminismo si diffonde: giornali, caffè e l’enciclopedia

Per far conoscere alla gente le loro idee, soprattutto in Francia, dove l’Illuminismo si sviluppò  maggiormente, questi studiosi usarono i giornali, che allora conobbero una grande diffusione, i dibattiti e le discussioni nei caffè, dei locali pubblici dove si beveva questa bevanda e si potevano leggere libri e
discuterne, ma soprattutto l’Enciclopedia, un’opera grandiosa in parecchi volumi, che conteneva le idee degli illuministi in tutti i campi del sapere e che ebbe un grande successo.

Le riforme dei sovrani illuminati

Alcuni sovrani europei cercarono di mettere in pratica con determinate leggi (riforme) i suggerimenti dei filosofi illuministi e per questo vennero chiamati sovrani illuminati. Si tratta dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa e del figlio Giuseppe II, del re di Prussia Federico II e dell’imperatrice di Russia Caterina II. La prima in particolare si adoperò per migliorare l’organizzazione della società e la vita dei contadini, fino ad avviare il tentativo di imporre le tasse anche ai nobili.

Questi sovrani si distinsero anche per una serie continua di guerre tra loro (dette “guerre di  successione”) con le quali tentarono di estendere i loro domini e la loro influenza sull’Europa.

Anche in Italia le idee dell’Illuminismo ebbero una certa diffusione, soprattutto a Milano, dove vi era la
dominazione austriaca, e a Firenze, sotto il governo di Pietro Leopoldo, figlio di Maria Teresa d’Austria, che arrivò ad abolire la pena di morte e la tortura.


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Percorsi personalizzati https://www.itacascuola.it/eta-moderna-storia/leuropa-del-seicento/percorsi-personalizzati/ Fri, 02 Aug 2019 10:03:56 +0000 https://www.itacascuola.it/?post_type=eta-moderna-storia&p=18930 La Gloriosa Rivoluzione in Inghilterra In Inghilterra alla morte di Elisabetta, che non aveva eredi, salì al trono il figlio […]

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La Gloriosa Rivoluzione in Inghilterra

In Inghilterra alla morte di Elisabetta, che non aveva eredi, salì al trono il figlio di Maria Stuart, Giacomo I a cui successe il figlio Carlo I. I due sovrani ebbero rapporti difficili con il Parlamento che non voleva subire imposizioni. Carlo I arrivò al punto di scioglierlo e di far arrestare coloro che si opponevano a lui.

Questo finì per far scoppiare una guerra civile che fu combattuta tra le forze fedeli al re e quelle del
Parlamento guidate da un fanatico condottiero, Oliver Cromwell. In questa guerra il re venne sconfitto,
condannato a morte e decapitato. Da questo momento fu proclamata la repubblica che in realtà fu guidata da Cromwell con poteri dittatoriali. Cromwell governò con grande durezza, in particolare contro i cattolici irlandesi, e avviò l’Inghilterra a diventare una grande potenza navale.

Alla sua morte tornarono sul trono i sovrani della dinastia Stuart, Carlo II  Giacomo II. Temendo che con quest’ultimo il Cattolicesimo tornasse in Inghilterra, il Parlamento scelse come nuovo re un principe protestante olandese, Guglielmo III d’Orange, parente di Giacomo II. Questi accettò, sbarcò sull’isola
e ne divenne re mentre Giacomo II fu costretto a fuggire. La salita al trono di Guglielmo III fu definita la “Gloriosa Rivoluzione” (1688) perché non vi fu praticamente alcuno spargimento di sangue.

Una volta sul trono Guglielmo III emanò la Bill of Rights (“Dichiarazione dei diritti”) che riprendeva ciò che era stato stabilito già nella Magna Charta. In questo modo l’Inghilterra si andò sempre più  consolidando come monarchia parlamentare.

In Francia con Luigi XIV si afferma l’assolutismo

In Francia dopo un periodo in cui governarono due primi ministri, i cardinali Richelieu e Mazzarino, salì al trono Luigi XIV. Egli divenne il più importante sovrano del suo tempo e governò la Francia realizzando alla perfezione l’assolutismo. Egli cercò infatti di concentrare tutti i poteri nelle sue mani: per lui il re doveva essere come il sole attorno a cui girava tutta la società come i pianeti (per questo ebbe il soprannome di “re sole”). Egli fece costruire la sua splendida reggia a Versailles dove chiamò a vivere i nobili francesi per allontanarli dai loro territori e togliere loro poteri. Al contrario affidò molti incarichi di governo e di amministrazione a persone di sua fiducia, provenienti dalla borghesia (cioè figli di mercanti e artigiani) che trasformò in obili (è la cosiddetta “nobiltà di toga”). Fece anche molte guerre per estendere i domini francesi ma senza ottenere risultati significativi. Grazie all’aiuto di un valido ministro, Colbert, egli sviluppò l’economia francese, anche se le molte guerre che combatté finirono per danneggiare la ricchezza dello stato.

I Turchi minacciano ancora l’Europa ma sono sconfitti a Vienna

Nella seconda metà del Seicento i Turchi tornarono a minacciare l’Europa. Conquistarono Creta, togliendola ai veneziani, e sulla terraferma avanzarono fino a giungere alle porte di Vienna. A questo punto, su impulso del papa, alcuni stati europei formarono un esercito guidato dal re di Polonia Giovanni Sobieski, che sconfisse i Turchi sotto le mura della città, ricacciandoli indietro.

La situazione dell’Italia

Nel Seicento l’Italia attraversò un periodo di crisi. Buona parte dei piccoli stati che la componevano
erano sotto la dominazione spagnola. Gli unici stati indipendenti di una certa importanza erano
la Repubblica di Venezia, i cui commerci però erano notevolmente diminuiti dopo la scoperta
dell’America, e lo Stato Pontificio.  Firenze Cosimo I de’ Medici ottenne dall’imperatore il titolo di Granduca e diede alla città un notevole sviluppo culturale. Un fatto importante fu, nel 1559, il trasferimento della capitale del Ducato dei Savoia dalla Francia a Torino. Da questo momento in poi i Savoia prenderanno parte in modo sempre più attivo alla politica italiana.


VOCABOLARIO
Guerra civile: guerra combattuta fra forze appartenenti allo stesso popolo.
Dittatura: governo di una persona sola che detiene tutti i poteri e che ha preso il potere con la forza.


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