1 luglio 2014
di Serena Nostro

Insegnare e scrivere libri di testo: manuali che nascono in classe.

Insegnare e scrivere libri di testo: manuali che nascono in classe

È la lezione che si costruisce a partire dal libro di testo adottato, oppure si dà vita ad un libro di testo a partire dalla lezione? Perché, dopo anni di insegnamento, sorge l’idea di scrivere libri scolastici, per esempio, un manuale di grammatica? Perché insegnare e scrivere libri di testo sono due facce della stessa medaglia? Intervista a Raffaela Paggi, preside di  scuola media, autrice e curatrice di testi.

Prof.ssa Paggi, come mai dopo anni di insegnamento ha deciso di dedicarsi alla scrittura di manuali per la scuola, a partire dalla grammatica?

Entrata nel mondo della scuola negli anni ’90, mi sono subito accorta che gli strumenti in circolazione per la didattica dell’italiano erano carenti sia per i docenti sia per gli studenti. Per i docenti perché veicolavano una visione della lingua e della letteratura decisamente strutturalista, approccio che già in ambito accademico aveva mostrato delle criticità, fondato sull’idea che dalla struttura si generi il senso. Le grammatiche risentivano perciò di un evidente primato della norma come fonte di testualità e le antologie della pretestuosità della scelta dei testi in funzione dell’apprendimento delle forme testuali. Molti docenti lamentavano dunque la mancanza di manuali che veicolassero un’altra concezione di lingua, quale strumento per costruire segni e non sistema generativo di segni, e di letteratura, come occasione di incontro con opere, capaci, grazie alla loro bellezza e significatività, di destare l’interesse alla ricerca del senso e di permettere la scoperta della profondità dell’esperienza umana.

Anche immedesimandosi con le esigenze degli studenti, era evidente che i manuali di grammatica in circolazione non erano in grado di dar loro un metodo per operare una indagine linguistica in proprio ma li invitano esclusivamente ad applicare regole in nome della correttezza. E le antologie non invogliavano a leggere libri interi, a cercare in essi risposte significative agli interrogativi della giovinezza, a considerare la lettura come occasione per la vita e non solo per la scuola. È stato quindi quasi istintivo il desiderio di iniziare a lavorare con colleghi, docenti di italiano, che condividessero queste mie preoccupazioni.

Da tale dialogo, dal confronto con alcuni docenti universitari e dall’incontro con l’editore Itaca sono nati dapprima la grammatica Nel suono il senso, in seguito alcune raccolte di testi letterari, oggi pubblicate nei tre volumi di Orizzonti, e l’edizione scolastica dell’Iliade che, pur adattata, non tradisce l’integralità della trama. Ultimamente tali titoli fanno parte della collana di libri “La Cetra”, che ha accolto anche un’Odissea e il recentissimo libro di storia Narrare la storia, scritti da autori con cui condivido la concezione della didattica.

Quale idea di grammatica veicola il suo manuale in senso scientifico ed educativo didattico?

Nel suono il senso è un manuale che ha lo scopo di favorire la capacità degli studenti di condurre un’indagine linguistica sulle frasi e sui testi, a partire dalle domande generate dall’osservazione dei segni linguistici in azione, i quali mettono in relazione elementi concreti (il suono) e mondo spirituale (il senso). Come è possibile che il parlante emettendo alcuni suoni e non altri veicoli un senso? Come è possibile, diceva già Platone nel Sofista, che se unisco un nome a un verbo parlo mentre se metto mille nomi o verbi in fila non dico alcunché? Il senso nasce dalla somma degli elementi linguistici oppure accade qualcosa di misterioso nell’unione delle parole tale da permettere al parlante di denominare la realtà e predicare su di essa? Per rispondere a tali interrogativi il manuale invita innanzitutto a privilegiare la sintassi e fornisce gli strumenti (lessico specifico, concetti, operazioni) necessari per indagare le caratteristiche e le potenzialità dei suoni distintivi di una lingua (fonemi), delle parti del discorso, dei sintagmi e delle frasi tipiche, facendo riferimento a quanto di meglio la grammatica tradizionale e le scoperte recenti della linguistica (che ha avuto uno sviluppo notevole nel Novecento) offrono.

Non si è voluto in sintesi abbracciare una sola teoria linguistica come esplicativa di tutti i fenomeni della parola, ma cercare soprattutto nella grammatica tradizionale e valenziale, nello struttural-funzionalismo e nel generativismo risposte alle domande che nel percorso di conoscenza dello studente via via affiorano.

Quale ruolo svolge il suo testo rispetto all’insegnamento dell’italiano in quanto tale? In particolare rispetto all’ascolto, al parlato, allo scritto e alla lettura?

L’insegnamento della grammatica a mio parere riveste un ruolo prioritario nel percorso di conoscenza dell’italiano, in particolare nella scuola del primo ciclo, a condizione che sia finalizzato a prendere coscienza dello strumento che solo l’uomo ha per attestare il suo pensiero. La consapevolezza delle potenzialità del lessico e delle regole che lo governano per dire il proprio rapporto con l’essere è la prima forma di conoscenza da coltivare nel giovane che voglia comprendere la realtà dei testi e interagire con essa. Si potrebbe con uno slogan sintetizzare il percorso didattico ideale dell’italiano nell’arco dei primi otto anni di scuola: dall’uso inconsapevole, alla consapevolezza dell’uso, all’uso consapevole. La riflessione sulla lingua, soprattutto nella scuola media, può diventare uno strumento utilissimo per imparare a leggere in profondità i testi e a scrivere dominando la propria testualità senza lasciarsi trascinare dall’emotività e dal sentimentalismo. La conoscenza di parole e regole è insomma una delle risorse più preziose per la crescita della ragione e della libertà della persona.

Quale nesso tra grammatica italiana e le altre materie, in particolare quelle linguistiche?

Per le ragioni sopra esposte, la conoscenza della propria lingua è requisito imprescindibile per addentrarsi nella testualità di tutti i saperi strutturati, cioè delle diverse discipline, le quali, pur utilizzando lessici specifici, attestano il pensiero e i ragionamenti attraverso le stesse regole morfosintattiche dei testi in lingua d’uso. Anche per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue straniere, una solida conoscenza nella propria lingua e la consapevolezza della differenza tra struttura e funzione (una stessa struttura linguistica può esprimere funzioni diverse e la stessa funzione può essere espressa da strutture diverse), favoriscono l’apprendimento, in quanto si conosce per lo più per confronto e comparazione.

Il manuale procede secondo un metodo ‘induttivo’, un metodo cioè che parte dagli esempi e arriva alle definizioni. Perché? Il metodo si esplicita inevitabilmente anche nella grafica e in un certo linguaggio …

Se si considera la lingua come un sistema chiuso, fatto di parole e regole la cui corretta applicazione genera testi, il metodo per conoscerlo non può che essere deduttivo: dalla regola alla testualità. Ma se si considera che la testualità preesiste alla grammatica: prima l’uomo parla, poi si indagano le leggi del suo parlare, allora è più rispettoso dell’oggetto di conoscenza un metodo induttivo. Si osservano i fenomeni linguistici, si cerca una regolarità e la si verifica in altre occasioni testuali. Questo è il metodo che il nostro manuale propone. Anche perché le regole nella lingua hanno natura differente da quelle matematiche: non hanno valore assoluto, ma statistico. Per lo più una certa struttura è utilizzata per una certa funzione, ma difficilmente ciò si verifica in tutti i possibili casi. E viceversa, preferenzialmente una certa funzione viene espressa da una certa struttura, ma il parlante è creativo e spesso le strutture evolvono. Si pensi ad esempio al rapporto tra nome e soggetto: preferenzialmente il nome ha il compito di denominare un oggetto e di metterlo a tema in un discorso, ma spesso il nome è il nucleo di un sintagma che ha funzione di complemento. E viceversa accade che la funzione di soggetto non sia espresso da un nome ma da un verbo (Lavorare stanca) o da un’intera frase, detta appunto soggettiva (Com’è bello passeggiare con Mary).

Tale prospettiva ha naturalmente influenzato anche la distribuzione dei contenuti del manuale, innanzitutto perché l’indice, differentemente dalle grammatiche in uso, non prevede una netta differenziazione dell’analisi delle parti del discorso da quella della sintassi e della logica, ma propone un percorso in parallelo tra morfologia e sintassi, in considerazione del ruolo fondamentale della sintassi in ordine alla semantica: prima si presentano le possibili combinazioni tra parole (sintagmi nominale, verbale, preposizionale) e poi si indagano le peculiarità delle parti che le compongono e le possibili funzioni logiche dei sintagmi. In secondo luogo perché la definizione della regola non è mai all’inizio del paragrafo o del capitolo, ma si propone prima un percorso di osservazione dei fenomeni linguistici per arrivare insieme allo studente a una possibile definizione della legge che li governa.

Pensando al fatto che Lei stessa ha insegnato per diversi anni ed attualmente è preside di una scuola in cui adottate il suo libro, mi pare interessante chiederLe come concretamente viene usato questo testo in classe dal docente e dall’alunno a casa.

Avendo innanzitutto la pretesa di fornire un metodo di indagine linguistica, il manuale non può prescindere dal lavoro in classe condiviso da docente e studente. Non si tratta infatti di una grammatica normativa o di consultazione, ma di uno strumento che vuole favorire la messa in moto personale del discente. Certo si è tentato di renderlo sufficientemente chiaro anche per una ripresa personale del lavoro a casa e di differenziare la tipologia degli esercizi: alcuni risultano più utili per il lavoro in classe, altri per quello personale dello studente. Ad ogni modo tutti i libri della collana La cetranascono da una grande stima per il ruolo del docente: nessuno strumento può sostituire la figura del maestro per addentrarsi nelle discipline.

Il manuale presenta una seconda parte, dedicata alla comunicazione in generale. Perché inserisce un simile argomento in un testo di grammatica?

Dopo aver dedicato gran parte del volume alla morfosintassi, che ha come campo di indagine la frase e l’enunciato, si è pensato utile dare alcuni suggerimenti per impostare il lavoro didattico inerente alla testualità scritta e orale. Non si ritiene che gli studenti debbano affrontare teoricamente la linguistica testuale o pragmatica, bensì che possano esercitarsi nelle forme discorsive più frequenti (descrizione, narrazione, esposizione, argomentazione) e, riflettendo sul loro esercizio, possano pervenire ad alcune conoscenze fondamentali relative all’organizzazione del testo. Ciò può essere utile per affrontare come fruitori e come inventori qualsiasi tipologia testuale.

Il manuale è corredato dall’eserciziario, il quale rispetta perfettamente la suddivisione in capitoli del testo di teoria. Come si arriva ad assemblare questi esercizi e perché si sceglie di mettere in questa sezione ulteriori approfondimenti?

Gli esercizi sono pensati in progressione: dai più semplici per acquisire la terminologia specifica e per appropriarsi dei concetti fondamentali, ai più complessi che richiedono di riflettere su occasioni testuali reali (anche tratte da testi letterari) per verificare la propria capacità di indagine linguistica in fieri o per applicare consapevolmente le leggi scoperte nella produzione testuale.

Gli approfondimenti che si trovano sia nel manuale che nell’eserciziario hanno lo scopo di offrire ulteriori strumenti e occasioni di scoperta agli studenti che mostrano di aver già acquisito le conoscenze e le competenze essenziali. Capita spesso nella prassi scolastica di sentire l’esigenza di aiutare alcuni a consolidare la comprensione dei concetti fondamentali della disciplina, rischiando però di rallentare il percorso conoscitivo della classe e dunque di annoiare e demotivare gli studenti che hanno già perfezionato e verificato la comprensione degli essenziali. Si è voluto pertanto offrire sia delle schede per il recupero e per il ripasso (alla fine di ogni capitolo dell’eserciziario), sia dei box di approfondimento (anche nel manuale).

Quali sono i punti di forza e quali invece quelli deboli o migliorabili anche tenendo conto del cambiamento degli studenti? In altri termini, nel corso degli anni, cosa funziona di più e cosa di meno nei suoi testi?

I testi della collana “La Cetra” sono continuamente sottoposti a verifica in dialogo con i docenti che li adottano e li usano. L’anno prossimo, ad esempio, uscirà un’edizione dell’Iliade riveduta e corretta in base alle osservazioni dei docenti riguardanti l’efficacia o meno di alcuni tagli effettuati nel testo di partenza (nella traduzione di Vincenzo Monti); lo stile narrativo dei raccordi in prosa, che, non volendo perdere in epicità è risultato però troppo complesso e dunque poco funzionale a permettere di seguire lo svolgimento della trama complessiva; la necessità di inserire mappe dei luoghi per permettere una miglior contestualizzazione degli eventi; la richiesta di un riassunto specifico per ogni libro al fine di aiutare gli alunni che presentano difficoltà di lettura e comprensione a contestualizzare i brani in versi che divengono oggetto di studio durante la lezione.

Per quanto riguarda la grammatica Nel suono il senso, durante quest’anno scolastico con un gruppo di circa quaranta docenti ci si è incontrati a scadenza mensile per approfondire alcune problematiche emerse nel lavoro in classe e si prevede per l’anno 2015-2016 una revisione del manuale. La didattica infatti è un rapporto vivo tra persone, che evolve, presenta nuove esigenze, richiede nuove forme di comunicazione e anche i manuali devono adeguarsi. In particolare si è riflettuto su come migliorare il manuale per presentare i concetti più difficili della sintassi: la funzione predicativa del nome e dell’aggettivo, la distinzione tra predicato nominale e verbale, la differenza tra coordinazione e subordinazione. Si è stabilita la necessità di spostare nell’area dedicata alla testualità la trattazione della punteggiatura e di correggerne alcune aspetti, anche dopo aver seguito un seminario di approfondimento sul tema organizzato da ASLI scuola a Milano. Sono stati revisionati gli esercizi che presentavano nel testo alcuni problemi legati alla presenza di elementi non ancora introdotti nella teoria e si sta studiando una versione digitale interattiva dell’eserciziario.

Intervista di Serena Nostro a Raffaela Paggi pubblicata su libertadieducazione.ilsussidiario.net 36 (2014)

 

 

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