Bisogno educativo e compito della scuola

Educazione e istruzione esprimono un nesso inscindibile che ha come fine la crescita dell’umano.
Nella scuola, chi ha qualcosa di rilevante da dire, come chi ha una buona domanda da formulare, deve poterlo fare liberamente. Perciò non è un privilegio ma un’espressione della vivezza di una società il valore, per tutte le scuole, dell’autonomia, e, come declinazione dell’autonomia, l’esistenza stessa della scuola paritaria.


Il rischio di educare nella scuola dell’emergenza

Contributi di Francesco Valenti, Onorato Grassi, Daniela Valle Vallomini, Andrea Gorini, Stefano Molla, Donatella Morelli, Luca Botturi, Luca Montecchi, Ezio Delfino, Ernesto Diaco

Nel periodo iniziato un anno fa e che stiamo ancora vivendo, scuole e docenti hanno svolto un ruolo particolarmente rilevante e atteso. L’isolamento sociale ha imposto l’adozione di nuove tecnologie come strumento di lezione, con il loro specifico linguaggio, per molti aspetti inconsueto e impersonale, nel paragone con domande ineludibili: Che cosa significa fare scuola? Che cosa è una scuola? Perché insegniamo? Perché si educa?

Sin dall’inizio del confinamento domestico, la rete di scuole che fa riferimento all’Associazione culturale Il Rischio Educativo si è impegnata nel sostegno a scuole e docenti, secondo il proprio metodo, che consiste nella riflessione sull’esperienza alla luce di criteri educativi fondamentali.

Il volume raccoglie contributi frutto del lavoro comune tra docenti e scuole, che ha trovato un momento di sintesi in occasione del Convegno “Il rischio educativo nei mesi dell’emergenza. Riflessioni sull’esperienza”. Essi affrontano i temi della relazione educativa, della didattica a distanza, dell’autonomia offrendo uno strumento prezioso per una riflessione sui cambiamenti in atto nella scuola.


Educare con il cinema

Dal bisogno del cuore umano di ridere, piangere, aver paura, amare, sognare, sono nati i grandi capolavori della storia del cinema. All’origine di essi vi è una capacità di meraviglia e di stupore, senza la quale il cinema si ridurrebbe ad un passatempo per colmare la solitudine.
La scuola, in un mondo come il nostro sempre più dominato dalle immagini, dovrebbe consegnare il sapere delle proprie discipline anche alle immagini, e non solo alle parole, inserendo il film nella programmazione scolastica.
Ma il cinema può diventare uno strumento didattico a patto che l’alunno sia guidato dal docente a cogliere i passaggi narrativi e i nuclei tematici del film; a patto che sia aiutato a porsi domande sull’opera e sul suo legame con la realtà, esprimendo infine un giudizio personale motivato.
In questo libro vengono proposte 157 schede di film, sia come recensioni che come strumenti di dibattito; il volume è inoltre arricchito da indici analitici e tematici e da percorsi per una programmazione scolastica o per cineforum destinati ad adulti.


Educare con il cinema – Vol. 2

«La felicità è reale solo quando è condivisa».
Into the Wild – Nelle terre selvagge di Sean Penn.

Si può, attraverso un film, fare esperienza del vero, del bello, del bene?
Cos’hanno da dire certi film sulla vita, la morte, l’amore, la ricerca della felicità…?
Con questi criteri l’autore ha scandagliato la più recente produzione cinematografica, da Invictus a Toy Story 3, da Up a Il cavaliere oscuro, da Gran Torino a La prima cosa bella.
Ne è uscita una nuova raccolta di 86 schede e recensioni, nella convinzione che la settima arte sia uno strumento particolarmente efficace per aprire lo sguardo sulla realtà.
Oltre a raggruppare i film in base ai diversi livelli di scuola, il volume propone percorsi di cineforum. Ne risulta un manuale di consultazione per educatori (famiglie e docenti) che desiderano non solo “consumare” passivamente la visione di un film, ma anche capirlo e discuterne.


Educare con il cinema – Vol. 3

Da oltre quarant’anni l’Autore ha fatto del cinema uno strumento pedagogico e didattico attraverso il quale introdurre alla realtà e coltivare l’umanità dei ragazzi.

Condividere con docenti, educatori e genitori la propria passione per il cinema è lo scopo di questo terzo volume, che propone schede per il dibattito dopo la visione del film, recensioni e suggerimenti di percorsi tematici.

La trilogia di Educare con il cinema, che comprende più di 300 titoli, costituisce un prezioso aiuto per la programmazione didattica a scuola, nei cineforum o per una serata tra amici.


Educare con le fiabe

Le fiabe sono una grande parabola sul mistero che è la vita. L’uomo, ascoltandole, impara sé stesso. Gli parlano della sua casa perduta, del suo errare e del dolore, del suo desiderio di tornare all’antica condizione e di Colui che si svela in un modo che sconvolge totalmente l’uomo e gli offre una mano di aiuto.
Le fiabe aprono all’uomo gli occhi e quindi lo educano.
Perché «il discorso spiega, la legge dà ordini e il racconto converte».
Nel paese dell’infanzia la gerarchia dei valori è imperniata sulla priorità del dono.
Il bambino spontaneamente coglie la realtà del mondo umano nel suo aspetto più essenziale che è la gratuità…
Del bel mondo del dono parla la poesia.
La fiaba è il suo aspetto primario e forse quello che più profondamente penetra nella verità dell’essere umano.


Il rischio della libertà. Un’esperienza di scuola

Si può insegnare puntando sulla libertà dell’altro? Si può vivere l’insegnamento da uomini liberi, affascinati dalla realtà e capaci di stare davanti ai propri allievi prendendo sul serio le loro esigenze più vere? Si può far funzionare una scuola senza cadere nella preoccupazione organizzativa che la riduca a puro meccanismo gestionale?
Partendo dall’esperienza di insegnamento all’interno di una comunità scolastica, dal confronto, dal giudizio e al tempo stesso da quanto scoperto attraverso situazioni e problematiche vissute, l’Autore cerca di rispondere alla domanda su quale sia il compito degli insegnanti, riportando al centro del percorso educativo parole, spesso dimenticate, come libertà, verità, accoglienza, desiderio, stupore.
La riflessione non delinea un modello astratto di scuola, ma apre alla verifica dell’ipotesi educativa e culturale che la caratterizza proprio grazie al continuo riferimento all’esperienza, entrando nello specifico della didattica e individuando nella dimensione narrativa dell’insegnamento una modalità da privilegiare.
Queste pagine descrivono una pratica di conoscenza, di insegnamento e di convivenza, ricca di fatti che accadono in classe, durante le lezioni e non solo, che rende la stessa proposta educativa viva e appassionante, anzitutto per gli insegnanti e di conseguenza per gli allievi. Esse perciò si pongono come un contributo al dibattito sulla scuola e sul compito affascinante di educare.


Il soggetto assente Educazione e scuola tra memoria e nichilismo

La crisi che investe il sistema scolastico in primo luogo dipende dal dissolversi di una tradizione culturale. Il “canone occidentale” (H. Bloom) cede il posto ad un paradigma “policentrico” nel quale la dimensione del soggetto viene sistematicamente tolta. Innanzitutto quella del docente e dello studente. Poi quella dei contenuti per i quali un sapere oggettivo, sempre più formale, prevede la scomparsa della dimensione “narrativa”, degli “eventi”, dei “classici”.
Donde l’importanza di una riflessione che, recuperando il nesso tra passato e presente, scuola e mondo-della-vita, ponga al centro l’“esperienza educativa”, rimossa dal tecnicismo e dal metodologismo. Un’esperienza che richiede un ripensamento del “realismo occidentale” nel quale la dimensione dell’“io” appare come il fulcro dell’universo culturale

Nuova edizione del volume Memoria evento educazione (Itaca, 2002). Il testo contiene una nuova premessa, la quale tiene conto di alcune pubblicazioni uscite recentemente sul tema. Il secondo saggio della terza parte, «Esperienza, verifica di una corrispondenza», è stato ripensato e steso in forma nuova.


Il mio amico Leopardi

Questo volume è una originale guida alla poesia di Leopardi a partire dai luoghi che alcuni versi hanno reso immortali – il Colle dell’Infinito, la Torre del passero solitario, la Piazzuola del sabato del villaggio… – per verificare come in lui dal temporale nasca il desiderio dell’eterno, dal contingente l’anelito all’assoluto.
Proprio questa tensione rese Leopardi “amico” di un giovane seminarista che a tredici anni imparò tutti i suoi canti, nei quali sentiva espressa la nostalgia della bellezza, profezia della Bellezza fatta carne.
Per questo Leopardi, da tanti considerato simbolo del pessimismo, è paradossalmente un fattore decisivo dell’avventura umana e della nascita della personalità cristiana di don Luigi Giussani, che ha generato un popolo di uomini adulti nella fede.


Cinque + 1. Il senso dei cinque sensi. Sussidio a un percorso educativo per la Scuola dell’Infanzia

Sussidio a un percorso sui cinque sensi per la scuola dell’infanzia attraverso il linguaggio narrativo e teatrale.
Laboratorio condotto da Giampiero Pizzol e Laura Aguzzoni, in collaborazione con direttrici, insegnanti e bambini delle Scuole dell’Infanzia della Karis Foundation di Rimini-Riccione
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È possibile educarsi all’invisibile? C’è un sesto senso che correda le cinque porte che ci mettono in contatto con la realtà? E qual è la strada da percorrere per cogliere la bellezza della nostra umana avventura? Cos’è un volto e quali relazioni possono stringere le nostre mani? Come si passa da una pagina a un palco di teatro?
Il libro, curato da Giampiero Pizzol (autore di fiabe, racconti e numerosi spettacoli per ragazzi) e Laura Aguzzoni (attrice ed esperta di didattica artistica), tenta di rispondere a queste domande raccogliendo le esperienze condotte con insegnanti e bambini della Scuola dell’Infanzia della Karis Foundation di Rimini e Riccione. Si tratta di un percorso educativo, fatto di giochi, narrazioni, esperienze sensoriali, drammatizzazioni, teso alla scoperta di sé, della realtà circostante e delle relazioni.
In questo lavoro un ruolo importante è svolto dal teatro, con alcuni esempi di messa in scena con i bambini; ma il libro è pure ricco di esercizi di educazione corporea, animazione di fiabe ed esperienze ludiche che attraverso esempi concreti riescono a fornire spunti a quanti, educatori e insegnanti della scuola dell’infanzia ed elementare, vogliono scoprire il cuore del rapporto educativo. Tale ricchezza di strumenti ne fa un vero sussidio per un percorso artistico ed espressivo.
Il libro, corredato da foto e disegni che fanno incursione tra le pagine, si presenta dunque non come un piccolo trattato, ma come un quaderno vivo, aperto a sviluppi ulteriori e a nuove esperienze.


Alla ricerca degli essenziali

Per destare l’interesse degli studenti e introdurli a un lavoro personale di ricerca e studio occorre una significativa consapevolezza da parte dei docenti della loro proposta formativa e culturale. Consapevolezza che cresce nel dialogo e nel confronto sistematico tra docenti: “Per educare ci vuole un villaggio”, dice un proverbio africano.

La delineazione di un curriculum verticale nella scuola del primo ciclo, attualmente alla ricerca di contenuti essenziali e di metodi di insegnamento efficaci per rispondere alle nuove sfide educative e didattiche, può essere un utile strumento per incrementare la professionalità del docente e il valore della proposta formativa della scuola, se non si riduce a mero adempimento formale.

Il libro offre alcuni suggerimenti, innanzitutto a presidi e docenti di italiano e matematica, ma in modo paradigmatico a tutti i docenti della scuola primaria e secondaria di I grado, per avviare o continuare un lavoro di riflessione sulla didattica e di progettazione del curriculum di istituto, attingendo esempi e possibili percorsi dall’esperienza scolastica delle autrici, condivisa con molti docenti da circa vent’anni.


I DISEREDATI ovvero l’urgenza di trasmettere di François-Xavier Bellamy

12 marzo 2011: un ragazzo a Parigi uccide un coetaneo, Samy, perché ha attraversato la linea immaginaria tra due quartieri. Violenza pura, gratuita, assurda. Un gesto selvaggio a due passi dal liceo in cui ha appena iniziato a insegnare un giovane professore, François-Xavier  Bellamy. Quel fatto lo porta a riflettere su una rottura inedita accaduta nella società occidentale: una generazione ha rifiutato di trasmettere la propria eredità culturale, ha diseredato i giovani. Dove fallisce l’educazione è inevitabile che sorga di nuovo la barbarie, che trionfi il nichilismo.
In un simile contesto, si chiede l’autore, per quale motivo entriamo ancora in classe, insegniamo, parliamo a questi allievi? Siamo condannati a insegnare, a educare, senza sapere bene perché e senza nemmeno ardire di porci questa domanda? Su cosa rifondare la didattica e l’educazione?
Bellamy per primo non si sottrae a questi interrogativi, nella convinzione che «l’emergenza assoluta oggi consiste nel rifondare la trasmissione. Urge riconciliarsi con il significato stesso dell’educazione per far vivere in ognuno la cultura, per mezzo della quale l’uomo diventa umano, la libertà effettiva e un futuro comune possibile».

Oltre 30.000 copie vendute in Francia. Un volume che riapre il dibattito sull’educazione e sulla scuola.

Edizione italiana a cura di Emanuele Maffi e Raffaela Paggi

 


Far crescere la persona

l mondo cambia molto in fretta e il sistema scolastico si ritrova nella necessità, affascinante e insidiosa,di adeguarsi. Ma come? Secondo quali criteri? Con quali premesse di fondo? Il volume affronta queste domande partendo da una tematiche: la tendenza sempre più spiccata a trasformare i sistemi scolastici in pratiche meccaniche e formali, oltre a non permettere di svolgere compiutamente la funzione educativa, si sta rivelando inadeguata anche al mondo del lavoro.

Recenti studi hanno messo in luce come i fattori di maggior impatto, sia sulle performance scolastiche che su quelle lavorative, consistano nei tratti della personalità quali: apertura all’esperienza, coscienziosità, amicalità, estroversione, stabilità emotiva.

Il primo cambiamento che si rende necessario è quello della prassi pedagogica.
Al riguardo il volume documenta che non siamo al punto zero: esistono nel nostro Paese piccole ma significative esperienze
in merito. Il secondo riguarda l’assetto del sistema scolastico che non può ritardare ulteriormente il suo percorso verso l’autonomia e il coinvolgimento dei soggetti sociali nella gestione e nella formulazione della proposta educativa.

 


La matematica e la realtà

Insegnare non è applicare tecniche di persuasione, ma coinvolgersi con i giovani in un lavoro che porti ciascuno a confrontarsi personalmente con ciò che vuole apprendere e conoscere.


Conoscenza e compimento di sé

L’opera, prima di una serie, propone i risultati di studi ed esperienze didattiche sviluppate entro Accademia, progetto di alta formazione interdisciplinare per docenti liceali, promossa da Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Associazione Il Rischio Educativo.
L’ideale a cui si ispira Accademia, è quello di “una scuola dove sia anzitutto interpellata l’autocoscienza dei giovani, proprio a partire dalla loro ragione, in quanto irriducibile energia di immedesimazione con la realtà e altrettanto tenace esigenza di nessi e di significato.
Accademia vuole dunque suggerire un particolare ‘esercizio’ dell’interdisciplinarità
e lo fa anche sottolineando, soprattutto attraverso il metodo adottato, la natura comunitaria dell’insegnare (e dell’apprendere).
La sfida culturale ed educativa messa in atto comporta per ogni docente un lavoro di riflessione e di studio personali, ma anche di confronto, di dialogo e di condivisione: lo scopo è quello di riappropriarsi, personalmente e insieme, della propria disciplina facendone scaturire quel suo specifico potenziale educativo, quel suo contributo all’apertura della ragione alla realtà, tutta, che dà dignità all’insegnamento e attiva l’interesse critico degli studenti in classe.
La condivisione di questo lavoro con i colleghi evita l’assolutizzazione della propria disciplina e un fastidioso clima di concorrenza che rischia di contrapporre materie e docenti.”
(dalla Prefazione dei curatori)


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